Né l'uno né l'altra pensarono alla mano amorosa e prudente che lo aveva acceso. Vi pensò Ismaele, affermò che né la Veronica né la Cia eran capaci di un simile tratto di genio e benedisse la faccia del signor ingegnere.
Nell'uscire di barca Maria si svegliò e gli sposi non parvero pensar più che a lei. Quando furono a letto, Franco spense il lume.
Si tratta della nonna
, diss'egli. La voce era commossa, rotta. Luisa mormorò "caro" e gli prese una mano, affettuosamente. "Non ho mai parlato", riprese Franco, "per non accusar la nonna e poi anche..." Qui seguì una pausa; quindi fu egli che mescolò al suo dire le più tenere carezze mentre sua moglie, invece, non vi rispondeva più. "Temevo", disse, "l'impressione tua, i tuoi sentimenti, le idee che ti potevano venire..." Più le parole avevano questo dubbio sapore, più la voce era tenera.
Luisa sentiva avvicinarsi, non un alterco, ma un contrasto più durevole e grave; non avrebbe voluto, adesso, che suo marito parlasse, e suo marito, sentendola diventar fredda, non proseguì. Ella gli posò la fronte alla spalla e disse sottovoce, malgrado se stessa: "Racconta".
Allora Franco, parlandole nei capelli, le ripeté il racconto fattogli dal professore nella notte del suo matrimonio. Nel riferire a memoria la lettera e il testamento di suo nonno, temperò alquanto le frasi ingiuriose verso suo padre e la nonna. A mezzo il racconto, Luisa, che non si aspettava una rivelazione simile, alzò il capo dalla spalla di suo marito. Questi s'interruppe.
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