Non potendo parlare, afferrò il capo di Luisa, se lo strinse sul petto.
Ho disprezzato i denari per aver te
, riprese con voce soffocata. "Come vuoi che adesso cerchi di riprenderli con dei processi?"
Ma no!
, lo interruppe Luisa rialzando il capo. "I denari li darai a chi vorrai! È della giustizia che parlo io! Ma non la senti, tu, la giustizia?"
Dio mio!
, diss'egli mettendo un profondo sospiro. "Era meglio che non t'avessi parlato neanche stasera!"
Forse sì. Se non volevi rinunciare in nessun caso ai tuoi propositi, forse era meglio.
La voce di Luisa, dicendo questo, esprimeva tristezza, non collera.
Del resto
, soggiunse Franco, "quella carta non esiste più."
Luisa trasalì. "Non esiste più?", diss'ella sottovoce, con ansia.
No. Il professore deve averla distrutta, per ordine mio.
Seguì un lungo silenzio. Luisa ritirò il capo adagio adagio, lo posò sul guanciale proprio. Poi Franco uscì a dir forte: "Un processo! Con quei documenti! Con quelle ingiurie! Alla madre di mio padre! Per i denari!"
Ma non ripetere questa cosa!
, esclamò sua moglie, sdegnata. "Perché la ripeti sempre? Sai pure che non è vera!"
Parlavano concitati l'uno e l'altra; si capiva che durante il silenzio di prima avevano continuato a lavorar forte col pensiero su questo punto.
Egli si irritò del rimprovero e rispose alla cieca:
Non so niente
.
Oh Franco!
, disse Luisa, addolorata. Egli si era già pentito dell'oltraggio e le domandò perdono, accusò il proprio temperamento che gli faceva dire cose non pensate, implorò una parola buona.
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