Luisa gli rispose sospirando "sì, sì" ma egli non fu contento, volle che dicesse proprio "ti perdono", che lo abbracciasse. Il tocco delle care labbra non lo ristorò come al solito. Passarono alcuni minuti ed egli stette in ascolto per capire se sua moglie si fosse addormentata. Udì il vento` il respiro lieve di Maria, il fragor delle onde, qualche tremolìo dei vetri, non altro. Sussurrò: "Mi hai proprio perdonato?", e udì rispondersi con dolcezza: "Sì, caro". Andò poco e fu lei che stette in ascolto, che udì, insieme al vento, alle onde, agli scricchiolii delle imposte, il respiro uguale, regolare della piccina, il respiro uguale, regolare del marito. Allora mise un altro gran sospiro, un sospiro desolato. Dio, come poteva Franco essersi condotto così? Ciò che la feriva nel più vivo del cuore era ch'egli paresse sentir poco le offese fatte alla povera mamma e allo zio. Ma su questo pensiero non voleva fermarsi, almeno prima di aver considerato il torto di lui altrove, di fronte all'idea di giustizia; e là lo sentiva, con amarezza eppur non senza compiacimento, inferiore a sé, governato da sentimenti che procedevano dalla fantasia, mentre il sentimento suo proprio era penetrato di ragione. Aveva tanto del bambino, Franco. Ecco, egli poteva già dormire ed ella si teneva sicura di non chiuder occhio fino alla mattina. A lei pareva di non aver fantasia perché non se la sentiva muovere, accendere così facilmente. Chi le avesse detto che la fantasia poteva in lei più che in suo marito, l'avrebbe fatta ridere.
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Maria Franco Franco
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