La condotta di suo marito l'aveva gravemente offesa. Pensandoci e ripensandoci, come aveva fatto dalla notte di Natale in poi, s'era persuasa che anche il silenzio serbato con lei fosse un peccato grave contro il diritto e l'affetto. Ora le riusciva amaro il sentirsi diminuir la stima per suo marito, tanto più amaro alla vigilia della sua partenza e in un momento in cui egli meritava lode. Avrebbe voluto almeno sapere che quando il Gilardoni gli aveva mostrato quelle carte vi era stata in lui una lotta, che il sentimento più giusto si era sollevato almeno un momento nell'anima sua. Si alzò, prese Maria per mano e si avviò verso Casarico.
Trovò il professore nell'orto, col Pinella, disse a Maria di andar a correre, a giuocare insieme al Pinella, ma la bambina, sempre avida di ascoltar i discorsi delle persone grandi, non volle assolutamente saperne. Allora entrò nell'argomento senza pronunciar nomi. Voleva parlare al professore di quelle tali carte, di quelle vecchie lettere. Il professore, rosso, rosso, protestò che non capiva. Per fortuna il Pinella chiamò Maria mostrandole un libro d'immagini e Maria, vinta dal libro, corse a lui. Allora Luisa levò al professore gli scrupoli, gli disse che sapeva tutto da Franco stesso, gli confessò di aver disapprovato suo marito, di aver provato e di provare ancora un gran dolore...
Perché perché perché?
, interruppe il buon Beniamino. Ma perché Franco non aveva voluto far nulla! "Ho fatto io, ho fatto io, ho fatto io!", disse il Gilardoni, tutto acceso e trepidante, "ma per amor del cielo non dica niente a Suo marito!
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