Franco!
, supplicò. "Non mi puoi amare più?"
Egli non rispose.
Franco! Franco!
, diss'ella, tendendogli le mani giunte. Poi fece l'atto di avanzare. Egli si tirò bruscamente indietro. Stettero così a fronte in silenzio, per un eterno mezzo minuto.
Franco teneva le labbra serrate, si udiva la sua respirazione frequente. Fu lui che ruppe il silenzio.
Quello che hai detto è proprio il tuo pensiero?
Sì.
Egli teneva le mani sulla spalliera d'una seggiola. La scosse con violenza e disse amaramente: "Basta". Luisa lo guardò con tristezza indicibile e mormorò: "Basta?". Egli rispose con ira: "Sì, basta basta basta basta!". Tacque un istante e riprese duramente: "Sarò un neghittoso, un inerte, un egoista, tutto quello che vuoi, ma non sono poi un bambino da venirmi a quietare con due carezze dopo avermi detto tutto quello che mi hai detto! Basta!".
Oh Franco, ti ho fatto male, lo so, ma mi è costato tanto di farti male! Non puoi prendermi con bontà?
Ah, prenderti con bontà! Tu vuoi ferire e che ti si prenda con bontà! Tu sei superiore a tutti, tu giudichi, tu sentenzii, tu sei la sola che intende cosa Dio vuole e cosa non vuole! Questo no, sai, del resto. Di' pure di me quello che ti piace ma lascia stare le cose che non capisci. Occupati del tuo stivale, piuttosto!
Egli non voleva vedere in sua moglie che l'orgoglio, e la sua stessa collera gli era nata quasi tutta d'orgoglio, d'amor proprio offeso, era una collera impura che gli offuscava la mente e il cuore. Sì la moglie che il marito avrebbero creduto poter essere accusati di tutto fuorché d'orgoglio.
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Franco Dio
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