Quando vide suo padre gli stese le braccia supplicandolo con la voce grossa di pianto: "No via, papà, no via, papà!". Franco se la strinse in braccio, la coperse di baci, la chetò, la ripose nel letticciuolo. Ella si teneva stretta una mano del papà, non la voleva in alcun modo lasciare.
Luisa prese un'altra candela sul suo tavolino da notte, volle accenderla e non le riusciva, tanto le tremavano le mani. "Non vieni a letto?", le chiese Franco. Ella rispose "no" tremando più di prima. Franco credette indovinar in lei una supposizione, un timore, e se ne offese. "Oh, puoi venire!", diss'egli sdegnoso. Luisa accese il lume e disse più pacatamente che doveva lavorare alle scarpette. Uscì e solamente sulla soglia mormorò: "Buona notte". Franco rispose asciutto: "Buona notte". Ebbe un momento l'idea di spogliarsi, l'abbandonò subito poiché sua moglie stava alzata a lavorare. Tolse una coperta, si coricò vestito, dalla parte del letticciuolo onde potersi tenere una manina di Maria che non dormiva ancora, e spense il lume.
Che dolcezza, quella manina cara! Franco la sentiva, bambina, la sua figliuola, innocente, amorosa bambina e la immaginava donna, tutta sua nel cuore, tutta unita a lui nelle idee come nei sentimenti, immaginava che quella manina stretta volesse compensarlo del dolore datogli da Luisa, dirgli: papà, tu e io siamo uniti per sempre. Dio, gli venivano i brividi a pensare che forse Luisa vorrebbe educarla nelle sue idee e ch'egli sarebbe lontano, non ci potrebbe far niente!
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Franco Maria Luisa Luisa
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