Ti ricordi che abbiamo fatto colazione insieme lassù, nel tempo in cui ero ancora signorina e che l'Ester si è accorta di qualche cosa quando mi hai parlato di mia madre?
Ho trovato il mio medico condotto alla fontana di "Pèll sora", fra le pecore, come un patriarca. Gli ho fatto visitare la Leu e poi, allontanata questa, abbiamo parlato. Non sapeva che sei a Torino e al solo nome di Torino mi afferrò e mi strinse le mani come se la moglie d'uno ch'è a Torino fosse già una specie di eroina. Credeva poi che corrispondendo con Torino io avessi il piano di Cavour in una tasca e quello di Napoleone nell'altra. È un bonapartista così sfegatato che gli è amara l'alleanza inglese e dice "la perfida Albione". Si teneva sicurissimo, del resto, della guerra a primavera e non gli piacque udire che ci sono dei dubbi. Credo che mi abbia subito ammirata meno. Quanto ad agire nel momento buono, dice che in Vall'Intelvi si faranno tagliare a pezzi, se occorre, "come micch". Perché parla sempre in plurale, dice "nün chì". Non ha l'aria d'uno spaccamonti. Parlando di venire alle mani coi Croati diventò più rosso dell'asso di cuori e vibrava tutto come un bracco quando gli si mostra un pezzo di pane. "Nün chì", mi disse, "gh'emm poeu anca el Brenta." Sai, hanno a vendicare il Brenta, fucilato dagli austriaci. Insomma, se la parte mia, quando scoppierà la guerra, non fosse di liberare la "süra Peppina" e di buttare ai cavedini il suo Carlascia, andrei volentieri a battermi insieme al dottore di Pellio.
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