Chi potrebbe dire questa commozione, questa tenerezza immensa, questo desiderio che mi strugge di tenermela almeno un momento, un solo momento, sul cuore? Credi tu che io possa attendere fino a novembre? No no no, scriverò appendici, copierò, monterò qualche guardia per altri ma verrò a Lugano prima! Coprila di baci per me, intanto, dille che Papà ha sempre nel cuore la sua Ombretta e che la benedice, domandale cosa le farebbe piacere ch'io le portassi e poi scrivimelo senza pensar poi troppo alla mia povertà.
Ti abbraccio, Luisa mia, con l'anima.
Franco
Luisa a Franco
24 settembre 1855
Finalmente! Da quando sei partito io desiderai sempre, che tu toccassi quel punto. Come mi sarò spiegata, quella notte, nella mia commozione dolorosa? Come mi avrai inteso tu nella tua? Da mesi e mesi sento il bisogno di parlarne con te e non l'ho fatto mai per mancanza di coraggio.
Vedi, per esempio. Tu mi hai accusata d'orgoglio, quella notte. Ti supplico di credere che non sono orgogliosa; non posso neanche comprendere un'accusa simile!
Mi par di capire dalla tua lettera che tu mi supponga ritornata alla fede in Dio. Ma t'ho io mai detto di non credere in Dio? Non posso averti detto questo perché la storia de' pensieri miei mi è tutta scritta nella mente, e lo spavento, l'angoscioso pensiero di non poter forse più credere in Dio mi son venuti dopo la tua partenza; ne so il giorno e l'ora. Avevo udito parlare a S. Mamette di un gran pranzo dato da tua nonna a Brescia e io non potevo assolutamente procurare al nostro diletto zio quel regime di cibi e di vino che il medico, temendo per l'occhio destro, prescriveva.
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