Quindi si rimise a copiare per il notaio di Porlezza. Maria non era contenta di tanto scrivere che faceva la mamma; però, quando la mamma le disse che scriveva per mettere il formaggio nella minestra dello zio, s'affrettò a dire: "e anche nella mia, non è vero, mamma?". Appena fu posta a letto, vedendo che la mamma tornava a scrivere, le venne in mente di chiedere se la nonna di Cressogno avesse il formaggio nella minestra. "Ne ha troppo", rispose Luisa, "e bisogna cavarglielo perché non le faccia male."
Oh no, cavarglielo, poveretta!
Taci, dormi.
Ma la bambina non si addormentò.
Dopo un pezzetto parve a Luisa di udirla piangere. Si alzò, andò a vedere. Piangeva veramente, sottovoce.
Cos'hai?
Il papà!
, singhiozzò la povera piccina. "Il mio papà!"
Verrà, cara, verrà presto il tuo papà. Dormi e fa un bel sogno che viene papà insieme col Re Vittorio Emanuele e che la mamma e la Cia fanno un gran risotto, che ti piace tanto, e che tu dici: viva il Re! e che il Re dice: niente affatto, viva invece Ombretta Pipì e il suo papà! Fa questo sogno, sai.
Sì, mamma, sì.
L'indomani il professore Beniamino capitò a Oria un'ora prima di quella che Luisa gli aveva indicato. Dopo il sì di Ester l'uomo era trasfigurato. Pareva molto più giovane di prima. Il colore giallognolo della sua pelle, irradiato da una rosea luce interiore, era scomparso quasi del tutto, non gli si vedeva più che sul cranio dove Luisa si attendeva che tornassero a spuntare, un giorno o l'altro, i capelli. Egli non camminava, non respirava più come prima.
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