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      Ecco, la marchesa si era rifugiata al Palazz e così aveva fatto anche Pasotti con la sua portantina e i portatori. Il temporale si poteva dir cessato, la portantina non tarderebbe a comparire.
      Invece tardò dieci lunghi minuti. Luisa teneva fissi gli occhi sulla stradicciuola che svolta da Cadate nel seno della Calcinera. Non vi era dentro a lei nessun movimento di pensieri. Tutta l'anima sua guardava e aspettava; niente altro. Della gente le passò a sinistra salendo dalla Calcinera o venendo da Albogasio; ogni volta ella si coperse piegando l'ombrello, per non esser conosciuta o almeno per evitar saluti e conversazioni. Finalmente un gruppo di persone comparve sulla svolta. Luisa distinse la portantina, dietro la portantina Pasotti e don Giuseppe, poi, ultimi, i due barcaiuoli della marchesa. Non si mosse ancora, seguì con gli occhi la portantina che avanzava molto lentamente e chiuse l'ombrello perché non pioveva quasi più. Ricomparvero cinque o sei ragazzi d'Albogasio. Ella disse loro bruscamente di andarsene. Indugiavano a obbedire ma un improvviso scroscio di pioggia, senza vento né tuoni, li pose in fuga. La portantina toccava allora il piede della scalinata. Luisa si mosse.
      Aveva l'occhio freddo, la persona eretta. Raccolta in un solo pensiero, disprezzò la pioggia scrosciante che le batteva sul capo e sulle spalle, che la cingeva d'un torbido velo e di strepito. Le piaceva, forse, quella passione delle cose intorno alla sua propria. Discendeva lenta lenta, con l'ombrello chiuso, stringendone forte il manico, come fosse stato la impugnatura d'un'arma.


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Piccolo mondo antico
di Antonio Fogazzaro
pagine 421

   





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