La scalinata è un po' tortuosa, bisogna scendere alquanti scalini prima di vederne il fondo. Giunta sulla svolta, scorse la portantina, ferma. I due barcaiuoli pigliavano il posto di due portatori. Luisa discese fin dove si spandono sopra la scalinata i rami d'un gran noce.
Lì si fermò, proprio nel momento in cui i portatori della marchesa cominciavano a salire. Tutto andava bene. Pasotti e don Giuseppe, salendo dietro la portantina con l'ombrello aperto, non potevano vederla. I portatori, giunti che fossero a lei, bisognava che si fermassero, che si facessero da banda per lasciarle il passo.
Quando si avvicinarono, riconobbe i due ch'erano alla testa della portantina, un fratello d'Ismaele e un cugino della Veronica. A quattro passi accennò loro, con un gesto imperioso, di fermarsi. Obbedirono immediatamente, posarono la portantina a terra e così fecero, senza saperne il perché, i due portatori che seguivano. Pasotti alzò l'ombrello, vide Luisa, fece un atto di sorpresa, un cipiglio nero; afferrò don Giuseppe, lo trasse da banda per lasciarla passare, non sospettando che l'incontro fosse premeditato.
Ma Luisa non si mosse. "Ella non credeva incontrarmi, signor Pasotti", disse a voce alta. La marchesa mise il capo fuori, la ravvisò, si ritrasse dicendo con qualche vigor nuovo nella sua voce floscia:
Avanti!
In quel momento partirono dall'alto del sagrato acute, disperate grida: "Sciora Lüisa! Sciora Lüisa!". Luisa non udì. Pasotti aveva irosamente gridato ai portatori "avanti!" e i portatori riprendevano le stanghe.
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