La prima via era assai più lunga e faticosa ma in compenso migliore per eludere al confine la vigilanza delle guardie. Partendo dalla farmacia Fontana, Franco decise di appigliarsi a quella. Ma quando fu a Cassarago, dove mettono la strada di Pregassona a quella di Gandria, quando vide la punta di Castagnola così vicina e pensò che da Castagnola si va a Gandria in meno di mezz'ora, che da Gandria si può andare a Oria in un'ora e mezza, l'idea di salire il Boglia, di camminare sette od otto ore gli divenne intollerabile. Salendo il Boglia sarebbe poi anche arrivato di giorno; questo era, per la sicurezza, uno scapito grande. Prese risolutamente la via di Castagnola e Gandria. Il cielo era tutto coperto di nuvole pesanti. Sotto i grandi castani ove passava il sentiero di Castagnola, non si sapeva dove mettere il piede; ma che sarebbe poi stato nel gran bosco del Boglia, se Franco avesse presa quella via? Così fu dentro Castagnola e peggio di così nel labirinto delle viuzze di Gandria. Dopo averle fatte e rifatte più volte, sbagliando, Franco riuscì finalmente sul sentiero del confine e si fermò a riposare. Sul punto di cimentarsi nel fitto delle tenebre ai pericoli di un sentiero difficile, di un incontro con le guardie austriache, per giungere poi a quell'altro pauroso passo dell'entrar in casa, del far la prima domanda, dell'udir la prima risposta, alzò la mente a Dio, raccolse tutti i suoi pensieri in un proposito di fortezza e di calma.
Si ripose in cammino. Gli occorreva ora dare tutta la sua attenzione al sentiero per non smarrirlo, per non precipitare.
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