Franco riconobbe la lancia delle guardie di finanza.
Scommetto che quei porci là ci fanno la guardia
, mormorò Pedraglio. "Temono che si scappi in barca. Almeno spiano!"
Zitto!
, fece ancora l'avvocato affacciandosi alla finestra verso il sagrato.
Tutti tacquero, trattenendo il respiro.
Fioeui!
, disse V. scostandosi bruscamente dalla finestra: "Ghe semm!". Franco andò alla finestra, vide un uomo solo che veniva correndo, credette a un falso allarme; ma l'uomo, quel tale che portava il nomignolo di "légora fügada", che vedeva e sapeva tutto, gli gittò, passando sotto la finestra, due parole: "La forza!". Si udirono in pari tempo i passi di molte persone. Franco esclamò "Con me! anche tu, prefetto!". Si slanciò, seguito da tutti, nel cortiletto ch'è tra la casa e il monte, raggiunse, passando per una legnaia, la scorciatoia che mette ad Albogasio Superiore. Faceva così scuro che nessuno si accorse di una guardia di finanza appostata con la carabina in pugno a due passi dall'uscio della legnaia. Per fortuna la guardia, certo Filippini di Busto, era un galantuomo che mangiava a malincuore il pane austriaco per non averne potuto trovare altro. "Presto!", diss'egli sottovoce. "Prendano i campi e poi la strada di Boglia! Il sentiero sotto il faggio della Madonnina, a sinistra!" Franco ringraziò quell'uomo, si avventò con i compagni sul ripido sentiero che mette alla stradicciuola comunale di Albogasio Superiore. Giunti a mezza via, saltarono tutti a destra in un campo di granturco e stettero in ascolto.
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