Udirono passi sulla scaletta che sale dal sagrato e poi sul sentiero dov'era appostata la guardia. Evidentemente si voleva accertarsi che tutte le uscite fossero ben guardate. I quattro strisciarono subito via attraverso il granturco e giunti sotto lo scoglio che chiamano "Sass del Lori", tennero consiglio. Avrebbero potuto prendere il sentiero che monta sulla strada di Albogasio proprio alla porta del giardino Pasotti, e poi arrampicarsi di campo in campo fino alla strada di Boglia. Ma il sentiero era difficile a trovare a quell'ora; temendo perdere troppo tempo, prescelsero di raggiungere una scaletta che da Albogasio Inferiore sale presso alla casa Puttini. Quindi, girando a destra la casa Puttini, avrebbero raggiunto in due salti la strada di Boglia. Faceva già un po' meno scuro; ciò era male per un verso ma era bene per cavarsela da quel labirinto di campicelli e di muricciuoli. Nessuno parlava. Il solo Pedraglio, qualche volta, inciampando in un sasso o pungendosi in una siepe, tirava una maledizione meneghina. Allora gli altri zittivano. Arrivarono sulla scaletta preceduti dal prefetto che saltava muri e siepi come uno scoiattolo. Quando furono tutti raccolti sulla scaletta, Franco si staccò dal gruppo. Per la strada di Boglia non avevano bisogno di lui, egli andava a Cressogno. Invano Pedraglio lo afferrò per le braccia, invano il prefetto lo supplicò di non esporsi a un arresto sicuro, magari all'ergastolo. Egli credeva di obbedire alla voce di Maria, a un dovere di coscienza.
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