Egli è tanto smilzo, tanto alto: né il finto Puttini né la finta Marianna possono dar sospetto di esser lui. Il loro destino è ormai fuori delle sue mani mentre per Franco egli può far molto ancora. Si incammina verso Cressogno, confidando che a Cressogno Franco arriverà sano e salvo se i gendarmi non ne trovano nuove tracce, perché lo cercheranno su tutti i sentieri che da Castello menano al confine e non mai sulla via di Cressogno.
Pedraglio e l'avvocato fecero il primo tratto di strada, da Albogasio alle stalle di Püs, strisciando su per la ripidissima erta come gatti, a passi lunghi e cauti. L'avvocato camminava in silenzio, l'altro malediceva continuamente, sottovoce, il suo vestiario, "el loder d'on cappel" che gl'invischiava la fronte d'unto; "el boia d'un marsinon" che gli puzzava di troppi sudori antichi. Sino a Püs non incontrarono anima nata. A Püs una vecchia uscì tra le stalle un momento dopo ch'eran passati, disse stupefatta: "Sü per de chì, scior Giacom? A st'ora?". L'avvocato mormorò: "Boffa!", e l'altro si mise a soffiar "apff! apff!" come un mantice. "Se perd el fiaa per sti strad chì, cara lü", disse la vecchia. Non incontrarono più nessuno fino alla Sostra.
La Sostra è una stalla a mezza montagna, circa, con un fienile, un portico e una cisterna, alquanto in disparte dalla strada. Quella strada è la più dannata che sia in Valsolda, farebbe cacciar la lingua a uno stambecco. Pedraglio e l'avvocato, trafelati, grondanti di sudore, entrarono un momento alla Sostra.
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