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      Espresse a Luisa la sua disapprovazione, la pregò di volere almeno tener segreto ciò che faceva di sera nello studio del professore; non andò più oltre. Il professore, invece, sarebbe stato felice di questi convegni ma soffriva del dispiacere di Ester.
      Era già notte quando Luisa suonò alla porticina di casa Gilardoni. Fu Ester che le aperse. Luisa non rispose al suo saluto che le parve imbarazzato, la guardò soltanto e quando fu nel salottino terreno dove Ester soleva passar le sue serate, l'abbracciò tanto appassionatamente che l'altra si mise a piangere. "Abbi pazienza", le disse Luisa. "Non mi resta che questo". Ester si provò a confortarla, a dirle che si avvicinava per lei un tempo migliore, la riunione con suo marito. Fra pochi mesi la Lombardia sarebbe libera, Franco ritornerebbe a casa. E allora... allora... Potrebbero succedere tante cose... Potrebbe ritornare anche Maria! Luisa diede un balzo, le afferrò le mani. "No!", diss'ella. "Non dire questa cosa! Mai! mai! Son tutta sua! Son tutta di Maria!" Ester non poté replicare perché, frettoloso e sorridente, entrò il professore.
      Egli vide che sua moglie aveva gli occhi bagnati di lagrime e che Luisa pareva sovreccitata. Salutò mogio mogio e sedette in silenzio accanto a Ester, immaginando che avessero parlato del solito argomento spiacevole a sua moglie. Questa avrebbe voluto mandarlo via, riprendere il discorso con Luisa, ma non osò farlo. Luisa fremeva contro quella immagine di futuro pericolo che di quando in quando le si era affacciata confusamente all'anima, che aveva sempre cacciata con orrore prima di considerarla, e che ora, per le parole dell'amica sua, le risorgeva davanti scoperta e netta.


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Piccolo mondo antico
di Antonio Fogazzaro
pagine 421

   





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