Ahimè!
, sospirò lo zio. Non s'era ancora finito di vestire che Luisa entrò e lo pregò, col pretesto del cattivo tempo, di restare, di lasciarla partir sola. La Cia era in grande angoscia, e avea pregato Luisa di insistere sapendo ch'egli era stato côlto, il giorno venti, da forti vertigini e che il ventidue, senza dir niente a nessuno, era andato a confessarsi. Egli s'irritò, convenne tacere, lasciargli fare la sua volontà. Povero zio, aveva goduto sempre una salute di ferro ed era molto apprensivo, il menomo disturbo lo allarmava; ma ora non gli pareva bene che Luisa partisse sola in quelle condizioni di spirito, e si sacrificava per lei. Si vestì, ritornò alla finestra e chiamò trionfalmente Luisa che stava nel giardinetto.
Alza la testa!
, diss'egli. "Guarda su in Boglia!"
In alto, sopra Oria, attraverso la nebbia fumante, si vedeva l'oro pallido del sole sulla montagna e più in alto ancora una trasparenza serena.
Bella giornata!
Luisa non rispose e il vecchio discese allegro in loggia, uscì sulla terrazza a goder la battaglia magnifica della nebbia e del sole.
Tutto il lago d'oriente fra la Ca Rotta, l'ultima casa di S. Mamette, a sinistra, e il golfo del Dòi a destra, pareva un mare immenso, bianco. La Ca Rotta traspariva appena, come un fantasma. Al golfo del Dòi cominciava la sottile lista nera scoperta fra il piombo del lago e il nebbione. A poco a poco quel nebbione si faceva turchiniccio, vaghi chiarori rompevano in cielo verso Osteno, in fondo al mare d'oriente tremavano luccicori nuovi, venivan liste, chiazze brune di brezza; un occhio di sole appariva e scompariva sopra Osteno nei vapori turbinanti, ingrandiva rapidamente, splendé vincitore.
| |
Luisa Cia Luisa Luisa Luisa Boglia Oria Ca Rotta S. Mamette Ca Rotta Osteno Osteno
|