Ombretta sdegnosaDel Missipipė.
Basta!
, sospirō. "Č stata una gran cosa!", e, chiamato dalla Cia, si avviō lentamente verso il giardinetto dove l'attendeva Luisa, pronta a scendere in barca. "Oh, son qui", diss'egli, "e voi guardate bene, mentre staremo via, di non lasciar cadere la casa nel lago."
Durante il tragitto sul Lago Maggiore, a bordo del San Bernardino, Luisa stette quasi sempre nella sala di seconda classe. Ne salė una volta onde persuadere lo zio Piero a discendere anche lui; ma lo zio Piero, chiuso nel suo zimarrone grigio, non volle muoversi, malgrado l'aria fredda, dal ponte dove stava pacificamente a guardar montagne e paesi, e far un po' di conversazione con un prete di Locarno, con una vecchierella di Belgirate e con altri viaggiatori di seconda classe. Luisa dovette lasciarvelo e ridiscese, preferendo star sola con i propri pensieri. Pių si avvicinava all'Isola Bella pių le cresceva dentro un'agitazione sorda, una incerta attesa di tante cose. Come avverrebbe l'incontro con Franco? Quale contegno terrebb'egli con lei? Le farebbe i discorsi che le aveva fatto lo zio? Le lettere erano molto pietose e tenere, ma chi non sa che si scrive in un modo e si parla in un altro? Come, dove, passerebbero la sera? E poi l'altra cosa, la cosa terribile a pensare...? Tutte queste preoccupazioni salivano, salivano, tendevano a diventar dominanti, a porsi in antagonismo con l'immagine del Cimitero di Oria che ogni tratto ritornava impetuosa, come a riprendere il suo. Alla stazione di Cannero, Luisa si udė sul capo un grande strepito di passi, un grande chiasso di voci e di grida, salė a vedere dello zio.
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