Adesso tocca a Loro.
Faremo il possibile.
Luisa ebbe un lieve brivido. Gl'inglesi che pranzavano alla tavola vicina intesero il dialogo, guardarono Franco. Per qualche momento nessuno parḷ nella sala; vi pasṣ la visione di una colonna di fanteria lanciata alla baionetta, fra la mitraglia.
Dopo pranzo lo zio rimase all'albergo per il suo solito chilo e Franco usć con Luisa. Presero a destra, verso il Palazzo. Faceva piuttosto scuro, cadeva qualche rara gocciolina, gli scalini che mettevano dalla riva al cortile della villa erano umidi, si sdrucciolava. Franco offerse il braccio a sua moglie che lo prese in silenzio. Si fermarono tra il cortile deserto e la scala dello sbarco a contar le ore che suonavano all'orologio del Palazzo. Sei. Erano passate due ore, ne restavano altre undici; poi veniva la separazione, l'ignoto. Si incamminarono lentamente, sempre senza parlare, per il viale diritto fra il lago e il fianco del Palazzo, a quell'angolo che guarda l'isola dei Pescatori, dove si vedeva già qualche lume. Due donne venivano loro incontro a braccetto, chiacchierando. Franco le lascị passare e poi domanḍ a sua moglie se si ricordava dei Ranc̣.
Due anni prima del loro matrimonio avevano fatto con altri amici una passeggiata a Drano e ai Ranc̣, alti pascoli di Valsolda, che si attraversano per salire al Passo Stretto. Avevano avuto una disputa vivace, un'ora di broncio e di tormento. "Ś", rispose Luisa. "Mi ricordo." Sentirono ambedue nello stesso momento quanto l'ora presente fosse diversa da quella e quanto cị fosse doloroso a dire.
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