Non parlarono più fino all'angolo. Un suono di campane veniva dall'isola dei Pescatori. Franco lasciò il braccio di sua moglie, si appoggiò al parapetto. Il lago nebbioso taceva, nulla si vedeva oltre i lumi dell'altra isola. Il lago, la nebbia, quei lumi, quelle campane che parevano di una nave perduta in mare, il silenzio delle cose, le stesse rade minute goccioline di piova, tutto era così triste!
E ti ricordi poi?
, mormorò Franco senza voltar il viso. Anche Luisa s'era appoggiata al parapetto. Tacque un poco, indi rispose sottovoce:
Sì, caro
.
Ah vi era nel suo caro un lieve recondito principio di calore, di emozione affettuosa. Franco lo sentì, n'ebbe una scossa di gioia ma si contenne.
Penso
, riprese, "alla lettera che t'ho scritto subito, appena ritornato a casa e alle tre parole che mi hai detto il giorno dopo, a Muzzaglio, quando gli altri ballavano sotto i castagni e tu mi sei passata vicina per andar a prendere il tuo scialletto che avevi posato sull'erba. Te le ricordi?"
Sì.
Egli le prese una mano, se la recò alle labbra.
Ti ringrazio ancora
, diss'egli, "per quelle tre parole. Allora sono state la vita per me. Ti ricordi che nella discesa t'ho dato il braccio e che c'era chiaro di luna?"
Sì.
E ti ricordi che ho fatto uno sdrucciolone prima di arrivare al ponte e che tu mi hai detto:
Caro signore, tocca a Lei di sostenere me"?"
Luisa non rispose, gli strinse la mano.
Non sono stato buono a nulla
, diss'egli tristemente. "Non ti ho saputo sostenere."
Hai fatto tutto quello che potevi.
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