Signora
, disse il primo che si presentò a Luisa. "Suo marito Le avrà già annunciato i Sette Sapienti." Successe subito un gran baccano perché Franco aveva dimenticato di dire a Luisa che i suoi amici eran venuti con lui da Torino e s'erano spinti, per discrezione, fino a Pallanza, promettendo una visitina d'omaggio alla signora. "El più sapiente son mi", disse alzandosi il Padovano, che aveva vuotata la bottiglia. "Vualtri fe' bordelo e non bevì; mi bevo e no fazzo bordelo." "Quello, signora", disse un bel giovane, "è, com'Ella ben intende, l'asino sapiente della compagnia."
Tasi, Fante!
Signora!
, fece il Padovano avanzandosi e salutando.
Ah, Lei è il signor Fante di bastoni?
, disse Luisa, sorridendo, al bel giovane. Ella fu affabile con tutti, ebbe un gran successo dicendo a un uomo alto, magro, dai baffi arricciati: "Lei dev'essere il signor Caval di spade".
No xe vero, signora
, esclamò il Padovano mentre gli altri applaudivano, "che se vede la bestia?"
Erano venuti da Pallanza in barca e volevano ripartire subito, ma Franco fece portare altre due bottiglie e il chiasso divenne così enorme, malgrado la presenza di Luisa, che l'albergatore venne a pregare, per amore de' suoi inglesi, di non far tanto "rabello". Il Padovano gli snocciolò dolcemente una litania placida di vituperi padovani. Colui non capì, fece un risolino stupido e se n'andò.
I Sapienti eran venuti sul lago per godere anche loro una giornata di libertà prima di arruolarsi. Entravano tutti, meno il Caval di spade, nello stesso reggimento.
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