Come la vecchia innocente pianta, anche lo zio Piero era stato colpito dal fulmine. Il suo corpo era appoggiato alla spalliera del sedile, la testa gli toccava il petto col mento, gli occhi erano aperti, fissi, senza sguardo. Era proprio stato uno spettacolo di addio quello che la sua Valsolda gli aveva offerto. Lo zio Piero, il caro venerato vecchio, l'uomo savio, l'uomo giusto, il benefattore de' suoi, lo zio Piero era partito per sempre. Egli era venuto, sė, ad arruolarsi, Iddio lo voleva in una milizia superiore, ed ecco era suonato l'appello, egli aveva risposto. I tamburi di Pallanza rullavano, rullavano la fine di un mondo, l'avvento di un altro. Nel grembo di Luisa spuntava un germe vitale preparato alle future battaglie dell'era nascente, ad altre gioie, ad altri dolori da quelli onde l'uomo del mondo antico usciva in pace, benedetto all'ultimo momento, senza saperlo, da quell'ignoto prete dell'Isola Bella, che mai, forse, non aveva detto le sante parole a un pių degno.
FINE
GLOSSARIO
AABERRAZIONE: errore.
ABIATICO: voce dialettale lombarda per indicare il nipote, figliuolo di un figlio o di una figlia.
ACCOZZAGLIA: riunione disordinata di cose o di persone.
ADUNCO (naso): torto in punta.
AGAVI: piante a grosse foglie lunghe, carnose, con i margini spinosi e con fibre tessili.
ALCOVA: camera da letto.
ALLOCCO: gufo selvatico.
ALTERA: orgogliosa, dignitosa.
AMPOLLOSO: pomposo, declamatorio.
ANACREONTICA: breve componimento poetico, leggero, inneggiante all'amore, al vino, alla letizia.
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