Ma nessuno dei due s'attentò d'istruire il Prefetto in presenza dell'altro che lo avrebbe poi raccontato al mondo. Convien dire altresì che se non eran parenti nè amici degli Scremin, sentivano però di avere un decoro comune con quei nobili di vecchia razza e il linguaggio poco riguardoso del Prefetto li aveva turbati come un leggero urto di contraccolpo all'aristocratico sedile onde assorbivano, dissimulandolo, coperte, intime dolcezze. Il nobile signore arguto poteva bene burlarsi degli Scremin in privato, come fece poi quando gli riescì di cavare a Federico la storiella dell'uovo, ma in pubblico era un'altra cosa e quando gli capitava d'incontrar la carrozza della marchesa Nene, salutava solenne e compunto come se passasse una persona della Sacra Famiglia. Così il Prefetto potè solamente sapere che Piero Maironi, nato dalle nozze poco savie del nobile Franco Maironi, bresciano, con una persona inferiore, orfano dall'infanzia, era stato pupillo del marchese Scremin suo parente per parte di una defunta marchesa Scremin maritata Maironi, bisnonna del giovane; che aveva sposato l'unica figliuola degli Scremin; che sventuratamente la giovane signora, colta pochi mesi dopo il matrimonio da grave malattia mentale, giaceva da quattro anni, senza speranza, in una casa di salute. Il marito non se n'era consolato mai, non andava in società, viveva ritiratissimo, frequentava molto le chiese, studiava molto. Ricco assai per la eredità della bisnonna, più ricco degli Scremin, non si occupava punto de' suoi affari, largheggiava in beneficenze.
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