No credo un cornobrontolò il signore acido. Gli altri zittirono, il prete ribattè in dialetto: "La fazza de manco" e risalì subito sul suo pulpito dell'italiano, pulpito, per verità, un po' sconnesso e sdrucciolevole.
Dunque si sceglie domenica; questa che viene. Intanto succede che Pittimèla, Loro sanno chi è, incontra a passeggio i Zigiotti, marito e moglie, e, da balordo, li invita. I Zigiotti, figuremose!, beati, beati! La cosa si spande, succede un putiferio. Nessuno vuole i Zigiotti, specialmente le signore. Pittimèla prende una fila di titoli, ma come si fa? dicono i promotori del picche_nicche, i direttori.
Come si fa?' dice una signora. "S'intima a Pittimèla, poichè ha fatto la frittata, che se la mangi e che ci liberi come può.' Un'altra dice: "Si pianta anche Pittimèla'. Un'altra dice: "Si manda tutto a monte'. Una quarta non dice niente, ma subito, ticche tacche, si ammala."
Benone!
brontola il signore amaro. "S'indovina chi è." "La tale!" dice il signore acido. "Mi no so gnente!" esclama il prete. "Eh caro, come se no lo savesse tuti che fra so marìo e la Zigiotta...". "Ta ta ta, ta ta ta!" squilla in furia il marchese Zaneto. "Avanti, don Serafin." E il prete continua: "I promotori, disperati, non sanno a che santo votarsi. Però, adesso vi dirò come stamattina tutto pareva accomodato per modo che alle tre una Commissione andò a villa Diedo per invitare i signori Dessià!." "Dessalle!" interruppe qualcuno. "Va ben, va ben, de sal, de pevere, de quel che i xe."
Appena uditi nominare i Dessalle, i forestieri di villa Diedo, il signore acido che li aveva designati come colpevoli della catastrofe e s'era udito smentire dal prete, cominciò a storcere la bocca, il naso, tutti i muscoli del suo viso di cartapecora, con le più lugubri e fantastiche smorfie.
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