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      Cossa, trenta?" "Venticinque!" "Vintidò!" L'acido venne in soccorso dell'amaro: "Mo sì! Undese! Diese!".
     
      Al battere delle undici tutta la brigata si rovesciò in frotta dal salotto sulle scale. Nell'atrio del palazzo cominciarono i bisbigli sul muso lungo della marchesa. Che diavolo aveva? Appena uscito lo sciame sulla via sopraggiunse l'ultimo amico di casa che s'era indugiato con Federico sulle scale appunto per spillargli il segreto del muso lungo. Sopraggiunse correndo, ridendosi nel bavero rialzato, fregandosi le mani, ripetendo a se stesso: "Bela, bela, bela, bela!". Subito gli furono tutti attorno, tutti sorbirono con voluttà il famoso uovo, tutti fecero eco: "Bela! Bela!" meno don Serafino che trattandosi di materia molto delicata, rideva con riserbo e diceva solo: "Povareta! Povareta!" in tono di blando compatimento. Dopo il muso lungo della marchesa venne la volta della lucerna. "Che puzzo di petrolio! Che indecenza!". "E il caffè?" esclamò don Serafino. "Non era proprio acqua sporca, stasera?" Anche qui gli amici fecero eco; solo il signore acido sostenne ch'era acqua pulita.
      Il prete raccontò che in passato aveva fatto qualche osservazione a Federico. Federico s'era scusato accusando la padrona. "Avarizia cagna, sior." Ogni mese, appena pagato il conto del droghiere, la padrona andava in cucina a predicare sul caffè troppo forte. Ripagata così la ospitalità degli Scremin dove quei piccoli borghesi gustavano da lunghi anni un odore, un sapore di padronanza sulla nobile casa molto voluttuosi ai loro sensi democratici, la brigata si sciolse sotto il fanale di un crocicchio, si sparse per tre o quattro vie deserte.


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Piccolo mondo moderno
di Antonio Fogazzaro
Ulrico Hoepli Milano
1909 pagine 344

   





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