Di qua l'uomo acido riprese il tema Dessalle brontolando con l'asprezza di una stizzosa virtù cose da fare spiritare quattro Zaneti e strillar "ta ta ta" anche alle vecchie metope del Cinquecento, che dall'alto delle cornici palladiane guardavan giù nella via. Di là era l'uovo che si frullava da capo fra bisbigli e risatine; e si ricommentava l'uscita di Zaneto dalla confraternita del Duomo. Poi si faceva l'autopsia del vecchio amico per trovargli l'ulcus senatorium e l'uomo amaro andava ripetendo: "Mondo! Tuti compagni! Mondo!". "Caspita!" diceva un altro: "Un ovo de matina, la quaresima! Atenti ch'el se fa turco!" Poi vennero in campo certe promesse di Zaneto al deputato del collegio. Figurarsi, Zaneto che dopo il 1870 non aveva mai votato! Parlarono anche di pratiche fatte per lui dal deputato del collegio presso una dama romana amica di due ministri.
Capìo?
diceva uno. "Amiga de do! Figurève che dama! altro che ta ta ta!" Un altro alluse discretamente a un potentato della città, a un uomo politico detto per antonomasia il Commendatore, basso di statura. "Sì, ma se el picoleto no lo aiuta!..."
Per una terza straduccia don Serafino trotterellava verso il suo umile nido insieme a un compagno che aveva nidificato negli stessi paraggi. Anche questi due frullarono l'uovo ma con mansuetudine. Si figuravano i rimorsi di Zaneto per lo scandalo dato. "Perchè l'è un santo omo, savìo!" diceva il prete. "Perchè mi so!" E raccontò al suo compagno atti di ascetismo compiuti dal marchese Scremin in segreto.
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