Avevi un'altra cosa, mi parediss'egli.
Il marchese ostentò di reprimere grosse ondate di riso, ostentate anche quelle.
Sì, un'altra cosadiss'egli. "Un'altra cosa sicut et in quantum."
E mise fuori l'altra cosa, non senza sussultare ancora, tratto tratto, di riso represso.
Un ambasciatore della stessa risma di coloro ch'eran venuti colla fascia sindacale in tasca, aveva picchiato all'uscio di Zaneto molto più segretamente e timidamente per averne aiuto a cavare quattrini dal genero in pro del giornale clericale. Zaneto riferì il messaggio con lo stesso umorismo di cui aveva lievemente condite, poco prima, le suppliche di quei tali clienti, aggiunse sale alla vivanda amara volendo renderla impossibile al palato, non tanto per una paterna cura de' quattrini insidiati quanto per il desiderio che il giornale più inviso alla Prefettura non ricevesse aiuti da casa sua. "La parte mia" conchiuse il vecchio diplomatico, "l'ho fatta." E si alzò.
Maironi credette finito il colloquio, ma s'ingannava. Il suocero si accostò al suo letto, gli prese una mano, gli disse sottovoce, tutto mutato in viso: "Senti", represse a stento dei singhiozzi come prima aveva represso il riso e potè finalmente spiccicare queste due parole: "Quando vai?..."
Al solitorispose Piero, pure sottovoce. "Posdomani."
E credi che la vedrai?
Ma no, lo sai bene che da molto tempo il direttore non vuole più.
Allora Zaneto ruppe in singhiozzi più forti. Maironi sapeva che il vecchio portava veramente affetto alla figliuola reclusa in un luogo di sventura; sapeva che quelle lagrime non si potevano dir false.
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Zaneto Prefettura Piero Zaneto
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