E uscendo bruscamente dal Municipio, vorrebbe restare in città, subire il fastidio delle pressioni, degli interrogatori, delle chiacchiere infinite che si farebbero sul conto Suo? Perchè non andrebbe a stare un anno o due nella casa di Suo padre e di Sua madre? Mi pare che quel soggiorno avrebbe grandi vantaggi per Lei. E` anche un paesaggio spirituale, pieno di raccoglimento, che so, di dolcezza casta."
E allora...
fece Maironi, piano. L'altra parola gli morì nella gola. Perchè dirla? Neppure don Giuseppe l'aveva pronunciata e tutto il suo discorso del Municipio, della città, della Valsolda non significava che quella parola: rompere.
Lei era pur dispostoriprese don Giuseppe vedendolo esitare "a entrare in un convento?"
Maironi si volse lentamente a lui con le braccia aperte, lo abbracciò e appoggiandogli il viso a una spalla mormorò:
Uscir dal mondo sarebbe più facile.
Allora il vecchio lo cinse alla sua volta d'un braccio, gli parlò sui capelli, gravemente. Le parole pie avevano una sonorità velata, così profonda, così dolce!
Caro, bisogna restar nel mondo e bisogna uscirne. Bisogna che la Sua cella sia nel Suo cuore, nel più interno del Suo cuore. Sì, caro, pianga di dolore, ma pianga pure di tenerezza. Vi è Qualcuno che gliela prepara, in questo momento, la cella, che vi si dispone ad aspettarLa, che Le dice di venire a Lui, di abbandonargli il capo in seno perchè ha tanta pietà di Lei, perchè vuol perdonarle tutto, tutto, tutto. Entri, entri, non resista. Dice che si sente tanto male?
| |
Municipio Maironi Giuseppe Municipio Valsolda Giuseppe
|