Piero stette un pezzo a guardar il tremolare della pioggia fitta e minuta fuori del portico, sull'erba folta, sul pozzo elegante del Cinquecento, sull'alto fianco del monastero imminente a sinistra con le sue piccole finestre archiacute, con i finestroni dello scalone interno del Settecento, con gli archettini trilobati delle cornici di terracotta. Stette a guardare, a origliare. Nessun passo, nessuna voce. Richiamò al cuore tutti i suoi propositi buoni e si avviò a sinistra verso una porta socchiusa. L'aperse, ebbe una visione di svelte arcate, il senso di un pio, ammonitore pensiero antico, di una severa bellezza casta. Entrò e nulla più vide, nulla più sentì di quel gentile Quattrocento. A dieci passi da lui, la signora Dessalle, stretta in un lungo mantello verde scuro, foderato di pelliccia, in un collare di skunk, col bavero rialzato intorno al viso pallido, lo guardava immobile.
Ella lo guardava con lo stesso sguardo serio che gli aveva fermato in viso nel treno, dopo molti altri sguardi fugaci, dopo un batter incerto delle palpebre, un'apparente lotta con se stessa. I grandi occhi di lei, dama in ogni movimento dell'alta e fine persona, in ogni linea della toeletta ricca e severa, lo avevano allora fatto palpitare con la loro fissa profondità, dove oscura passione e oscura ironia componevano un indistinto colore di maturità voluttuosa. Ella li aveva ritolti per la prima da quelli del giovane. Apertasi quindi il lungo mantello verde scuro foderato di pelliccia con un atto lento, negligente delle mani, guardando il finestrino, aveva lasciato intravvedere lo squisito disegno del busto.
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Cinquecento Settecento Quattrocento Dessalle
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