La figura e le movenze erano così nobilmente signorili, il viso così serio, che il solo dubbio d'una pensata cagione di quell'atto aveva dato a Maironi il più mordente piacere. I begli occhi, ripresi da inquietudine, dopo guardato a caso qua e là, si eran fermati ancora nei suoi, gli avean fatto doler di dolcezza tutta la persona. E adesso, dopo alquanti mesi di familiarità, ella lo guardava con lo stesso sguardo, muta, immobile, stretta nello stesso mantello, nel collare di skunk, col bavero rialzato intorno al viso pallido e serio. I begli occhi bruni dicevano: "Eccomi, son venuta per Lei, ho fatto male? Aspetto una parola'.
Il giovane salutò sorridendo con un sorriso forzato e le stese la mano ch'ella non prese.
Lei desiderava di star solo, qui? Debbo andar via?
diss'ella con la sua bella voce rapida, col suo purissimo accento. E lentamente, quasi timidamente, una mano inguantata di bianco uscì dal mantello dischiuso, mentre lo sguardo fisso cercava la risposta in fondo agli occhi di lui.
Maironi strinse la mano che si offriva, disse un "grazie" inteso a evitar una risposta diretta senza scortesia: caldo, perciò. E subito, al sorriso felice di lei, n'ebbe una stretta di rimorso.
Le piace la mia toilette?
diss'ella. "La ricorda?" E sorridendo ancora dischiuse un poco il mantello, mostrò lo squisito disegno del busto.
Egli impallidì e rispose freddo che la ricordava.
Lo so, che la ricorda. Sono anche freddolosa, ma l'ho messa per questo. Dica, forse non Le sono mai tanto piaciuta, dopo, come quel giorno, nel treno.
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Maironi
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