Che! Mai!
Intanto Maironi contemplava non il doppio giro delle svelte arcate sotto le sopracciglia graziose delle cornici di terracotta, non la torre ascendente in atto di mediatrice fra il chiostro e il cielo, ma il disordine vivo e la foga, nel cortile, dell'erbe ubbriache di primavera. Contemplava l'erbe, pieno il cuor torbido e dolente di quella offerta d'amore immenso, dell'idea che forse Dio non esisteva o almeno ch'era un Dio diverso da quello della fede cristiana, poichč di tante preghiere, penitenze e lotte lo rimunerava permettendo che in un momento simile fosse tentato cosė.
Lei ama i fiori? Quelli bianchi son gigli, vero? E quelli gialli son dente di leone? E quelli azzurri che sono? Dica, senta un'idea carina. Non han l'aria tutti questi fiori di aver saputo che non ci sono pių i frati severi nč i loro asini ghiottoni, che non ci son pių nč comandamenti nč precetti, e d'essere allora sgusciati fuori da quella corbeille, da quella vecchia vasca lā in mezzo, di essersi dispersi per fare all'amore allegramente un po' dappertutto? Dica.
Volendo pure almeno una paroletta dolce per l'idea carina, Dessalle posō un dito sulla spalla di Maironi che trasalė e rispose a caso:
Certamente!
Sullo scalone del Settecento che sale ai grandi androni fiancheggiati di celle, mentre il custode indicava le lapidi commemoranti visite imperiali austriache, Francesco I, Ferdinando I, e Dessalle gemeva come se lapidi e scalone gli premessero sullo stomaco, sua sorella, preso da capo il braccio di Piero, gli sussurrō affannosamente:
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