La carrozza si fermò alla scuderia Dessalle, sull'angolo della ripida stradicciuola che sale a villa Diedo. Un invito a pranzo per il giorno dopo, saluti brevi e già caldi del dolce domani. Mentre Piero scendeva per rientrare a piedi in città, il cocchiere disse che teneva un panierino di aranci del signore, consegnatogli dal vetturale della carrozzella: e Dessalle gli ordinò di accompagnare il signore al palazzo Scremin.
Il panierino di aranci fu posato sul piccolo sedile interno della victoria di fronte a Piero. Egli sentì la loro parola tragica ma non se ne commosse. Era un rimprovero per il destino, forse; non per lui! Fisso lo sguardo nei frutti dorati, blandito i sensi dalla persistente aura della signora di cui adesso aveva preso il posto, rivedeva Jeanne nella loggia di Praglia con la tazza in mano, riassaporava la tristezza dei grandi occhi magnetici, l'ineffabile accento delle sommesse parole: "Si c'ètait du poison, faudrait_il boire?'.
CAPITOLO TERZO
ECLISSI
I
Alquanti consiglieri della maggioranza clericale dovevano riunirsi alle quattro in casa Záupa. La vecchia signora Záupa non voleva persuadersi che questo fosse un onore per lei, per il consigliere suo figlio, per sua nuora, per i nipoti, per tutte le frondi del prolifero ceppo Záupa. Perchè non si riunivano in casa del sindaco? "La porta pazienza, mama, per sta volta; ghe xe la so rason" ripeteva l'onesto, piccoletto consigliere Záupa dirigendo con voce più sommessa ma più imperiosa, fra una presa di tabacco e l'altra, il lavoro docile e muto di una donnina esangue, sua moglie, e di un donnone polputo, la serva, che levavano il pepe e la canfora dalle poltrone, dai canapè del salotto, spolveravano i fiori di carta, le bomboniere.
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