come se si fosse trattato di un complotto per ammazzare il Papa, l'altro crollò le spalle, infastidito, fece un gesto, come per dire:
Parlate!' e lasciò trasecolato l'ingenuo Záupa, gli rallentò la foga dei "servitor suo, servitor suo', degl'interminabili inchini a scatto con i quali soleva accompagnare alla porta i suoi visitatori. Rimasto solo, il dottor Matío si appuntò alla fronte l'indice della mano destra, guardando con attenzione intensa la chiave dell'uscio. Quando gli parve aver trovato l'altra chiave ideale che cercava, dato un omaggio tacito alla finezza dell'abate, raccolse il pensiero nella necessità dell'ora presente e chiamò la serva.
Quele braghe?
Le xe in cusina, signor.
Ben, quando ca sonarò, portèle.
II
I consiglieri invitati vennero alla spicciolata e in ritardo. Alle quattro e un quarto erano sette. L'uomo acido e l'uomo amaro, membri essi pure del Consiglio e della maggioranza, cominciarono a borbottare insopportabilmente. L'acido masticava, con la sua mutria sepolcrale, giaculatorie corrosive, senza guardare in faccia a nessuno. "Brava zente! Un gusto mato, magnaremo i risi longhi un mia!" L'amaro lo accompagnava con un pizzicato di contrabbasso: "Porcarie, porcarie". Il consigliere Quaiotto, venuto il primo, pareva pure impaziente, guardava spesso nella via. Gli altri, scambiate abbondanti cerimonie con il dottor Záupa e fra loro, fatti tranquilli circa la preziosa salute della mamma Záupa, della sposa Záupa e dei marmocchi Záupa, lodato sommessamente, timidamente, il meraviglioso aspetto giovanile del canapè, delle seggiole e delle poltrone, evocate con rispetto le ombre congiuntevi degli Záupa preistorici, cantata in coro la gran bontà delle stoffe antiche, non sapevano più che dire.
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