Questo atto è un insulto alla Giunta, un insulto al bibliotecario, un insulto alle tradizioni dell'amministrazione comunale, un insulto ai nostri principî, alle nostre opinioni. Pare un piccolo fatto, signori, ma invece è un fatto grande, come sarebbe un fatto grande la prima piccola goccia che in questo istante filtrasse dal fiume sotto le fondamenta dell'onesta casa dove siamo raccolti
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Il dottor Záupa alzò di scatto le sopracciglia fino ai capelli. L'altro riprese:
È necessario che questo atto del sindaco venga revocato! E` per noi questione di dignità, questione di onore. E` necessario che una deliberazione della Giunta stessa e, se occorre, del Consiglio medesimo, tolga la concessione inconsulta. E` necessario!
Quaiotto, avendo concepito il disegno di assistere la propria eloquenza con un pugno di gran suono sul tavolo, spinse con la sinistra i calzoni da banda e con la destra menò il pugno, mentre i suoi vicini gli gridavano "Ocio! Ocio!" e un cestellino di porcellana dorata spinto da una bomboniera, spinta da un album, spinto dalle brache del Municipio, capitombolava nell'abisso.
Oh Dio, la mamma!' pensò Matío nel cuore mentre la bocca diceva:
Gnente, gnente, gnente!". E si precipitò col desolato Quaiotto, con i colleghi più agili, a raccogliere gli sparsi cocci dorati. Quattro schiene tumultuavano sotto il tavolo: quella del buon Matío che ripeteva "gnente, gnente, gnente", quella di Quaiotto che gemeva "per carità, per carità, per carità!" e altre due schiene ricche di buone speranze nella risurrezione artificiale del cestellino.
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