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      Gli undici personaggi seduti, intenti, con le mani sulle ginocchia, alle quattro schiene e ai cocci brillanti, dirigevano il lavoro. "Quaiotto, a dritta!" "Dotòr, a sinistra!" "Più in qua!" "Più in là" L'uomo acido, dato di gomito all'uomo amaro e poi a un altro vicino, mostrava loro con un sorriso giallo la testa e il seno della donnetta di porcellana che uscivano dalla tasca posteriore sinistra dell'abito di Matío. Inutilmente il donnone ricomparso sulla soglia con una lettera in mano chiamò tre volte, guardando stupefatta quella baraonda: "Siòr paron! Siòr paron! Siòr paron!". Matío non udì che la quarta chiamata. Cosa c'era adesso! Una lettera di gran premura, mandata dal signor sindaco.
      Il presidente dell'adunanza uscì rosso rosso di sotto il tavolo, prese la lettera, l'aperse, mise una esclamazione, dedicò un nuovo omaggio mentale alla finezza dello smilzo abate, chiamò a due mani i colleghi a sè e lesse ad alta voce:
      Egregio signore, Apprendo che i consiglieri della maggioranza si riuniscono quest'oggi in casa Sua per trattare di affari del Comune. Non invitato alla riunione, giudico, senza sorpresa e senza il menomo rammarico, che la maggioranza desideri troncare i suoi legami con il capo dell'Amministrazione comunale. Risolvo perciò di rassegnare immediatamente le mie dimissioni al R. Prefetto e ne do comunicazione a Lei, assessore anziano, avvertendola che non rimetterò piede in ufficio. Gradisca, egregio signore, i sentimenti della mia personale osservanza.
      Devotissimo


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Piccolo mondo moderno
di Antonio Fogazzaro
Ulrico Hoepli Milano
1909 pagine 344

   





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