In verità suo fratello l'aveva lasciata in forse di ritornare da Venezia con un amico pittore, in tempo di assistere insieme all'eclissi, ed ella si era impegnata di salire ai colli in carrozza e di fermarsi ad attenderli sul tratto di via che signoreggia i due versanti. I seccatori parevano disposti ad aspettare ch'ella partisse. "Temo di non essere stata molto gentile", diss'ella. "Del resto" soggiunse, alludendo a due dame della città che l'adoravano malgrado un assai tepido ricambio da parte sua, "nè l'una nè l'altra delle mie gelose c'era, le mamme e le signorine della compagnia erano venute immensamente più per mio fratello che per me; e forse qualcuna era venuta per eclissarsi in buona compagnia nel boschetto o sotto le carpinate."
Maironi pensò involontariamente che aveva udito dai "seccatori' una simile parola detta per Jeanne, e non n'ebbe piacere. Intanto entrò il romano antico recando il caffè.
Sapevo quello che Lei mi ha raccontatodisse Jeanne. "Me lo ha detto questa sera, mezzo costernato, mezzo fremente, il signorino fiero della biblioteca. E ho capito che lo sapevano anche gli altri. Je les ai entendus dire en partant que j'avais les nerfs et que c'ètait l'effet de la crise."
Andiamo a piedi, eh?
diss'ella poi. "Faccio scendere la carrozza alla stazione e ordino che ci raggiunga poi a ogni modo, arrivino o non arrivino."
Diede le istruzioni al domestico e si alzò mentre dall'alto santuario del colle, bianco sul cielo sereno, suonava la gran voce solenne della mezzanotte.
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Venezia Jeanne Jeanne
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