E qui, a voce più bassa, si dicevano i nomi. Ciascuno del gruppo aveva a raccontare grettezze segrete di gente fastosa, debiti vergognosi, segrete strettezze di gente che non sapeva rinunciare a costose apparenze, miserie intellettuali della classe alta, ignoranze crasse, apatìe cretine, bigottismo, ateismo pratico senza base razionale; miserie morali, accidie, burbanze con gl'inferiori, durezze avare, amori senz'amore.
Almeno questo nomormorò Piero all'amica. Egli nobile, lei borghese mescolata ai nobili, si divertivano di quei panegirici.
Socialismo, socialismo!
esclamò ridendo uno dei giovani. Due o tre ragazze, uscite di fresco dalla Scuola magistrale, appunto inclinate al socialismo, ardite, franche, raccolsero il guanto. I giovani, usciti di fresco dall'Università, replicarono con foga ironica, opponendo alle ragazze la dottrina liberale, concedendo questo e negando quello dall'alto della loro superiorità maschile. Essi parevano più colti; le donne, nella loro passione per una creduta giustizia, parevano più forti. Irritata dal tono sarcastico dei contraddittori, una di esse rispose così pungente che qualcuno replicò:
Cara Ela, La dovaría sposar Ciotti Çeóla.
La signorina rispose scherzando che lo stimava più di loro, ma che pur troppo l'eroe era già prigioniero di una cameriera. Allora una delle due povere vecchie mamme fuori d'uso, prese con sè da quella briosa gioventù e sfoderate come due stracci di passaporti, turbata dalle audacie della conversazione, osò dire: "Andemo, andemo!
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Piero Scuola Università Ela Ciotti
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