Sedette sul letto, rivisse i più deliziosi momenti di quella notte, dall'abbraccio muto sotto i carpini al bacio nella sala. Anche meditò le più singolari parole di Jeanne, compiacendosi orgogliosamente dell'amore di una creatura così bella, strana e profonda, chiedendosi in pari tempo, adesso che ci pensava a mente riposata, se non fosse in lei, con tutto il suo amore, un intimo nucleo di orgoglio, d'idee più forti che l'amore, invincibili.
E quell'attaccamento al fratello non era eccessivo, quasi offensivo? Quale amore, però, quale grande, impetuoso, tenero amore pur nei confini suoi! Quale amore unico, quale spiritualità intensa di amore mista con i desideri più delicati e squisiti dei sensi! Ricorse avido alla memoria dell'abbraccio muto, della bocca soave. Ah!
Si scosse, si dispose a coricarsi. Ecco qualche cosa di nuovo sul tavolino da notte, come la sera della tentazione. Non fiori stavolta, una lettera chiusa, con un semplice indirizzo, "Piero", di carattere della marchesa. L'aperse, non si avvide della piccola busta che ne cadde e lesse:
Sia ringraziato Iddio che ci dona consolazione. Stasera dopo le dieci è venuto il medico assistente dello Stabilimento e ha portato il biglietto con lo scritto di Elisa che ti unisco.
Piero s'interruppe, rabbrividì, cercò e raccattò da terra la piccola busta. Conteneva un quadratino di carta dove la mano della Demente aveva scritto per isghembo e male a grossi caratteri:
s'ofroDalle profondità del palazzo il vecchio orologio suonò le tre.
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Jeanne Iddio Stabilimento Elisa Demente
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