Fusarin brinda "ai veci Diedo, poarini, che a fato su sto casoto!" E Carlino, poichè Jeanne vorrebbe proibirgli di aprire troppe bottiglie di Champagne, brinda a lei come gendarme: "Pas à Jeanne d'Arc mais à Jeanne d'armes!".
Ed entra Bach, il dio Bach, dice Chieco, che dà dello straccione a Carlino perchè in una tale villa, con tali affreschi, con tale clavecin, regnando insieme Tiepolo e Bach, non tiene parrucche, spadini, giubbe ricamate, calzoni corti, calze di seta per tutti i suoi ospiti. "Giuriamo" grida Berardini "di venire al vostro ballo così!" Si giura e Bach incomincia il suo discorsino sereno. A una cristallina, tintinnante vocina puerile s'intreccia una voce di vecchio nonno scherzoso, tenero e nasuto. Chieco suona il violoncello come un semidio e Carlino fa meraviglie sul clavecin tanto che il collega gli dice spesso: bravo! Il delizioso profumo del Settecento ammollisce i cuori. Jeanne sospira, Fusarin ritrova in sè veteris vestigia flammae, si attenta di accarezzarle, di soppiatto, una mano, onde Jeanne si alza e va, con un lievissimo sorriso traditore, a voltar le pagine a suo fratello. Fanelli indovina e guarda maliziosamente Fusarin che si butta sul davanzale di una finestra e incensa le stelle con il suo manilla. Berardini fiuta un intrigo, incontra due volte, per caso, i begli occhi di Jeanne, palpita, sogna un'avventura casanoviana. Jeanne sente il proprio fascino, ne gode per lui al quale idealmente appartiene. E il cortigiano Bach va intorno lusingando ciascuno con parolette dolci, con risolini blandi, s'inchina grazioso con un colpo di tricorno al vento e si ritira.
| |
Diedo E Carlino Jeanne Champagne Jeanne Arc Jeanne Bach Bach Chieco Carlino Tiepolo Bach Berardini Bach Carlino Settecento Fusarin Jeanne Fusarin Jeanne Bach
|