Berardini applaude forte e subito trova modo di sussurrare a Jeanne, in francese, che non ha udito niente, che ha veduto lei sola, che bisogna riprodurre nel ballo i personaggi degli affreschi, ch'ella sarà Calipso e lui il mare. "L'amer?" dice Fanelli, ficcando il naso nel dialogo. "Il l'est toujours. N'en goûtez pas!" E una risatina. Zitto, perchè adesso entra So Ecelenza el nobilomo Marcello e Chieco richiama Jeanne.
Bella mia, non date retta alle asinate di costoro. A posto! E non voltate troppo presto come avete fatto prima! E voi altri atei porci, attenti! Perchè io, quando suono Marcello, credo in Dio! Avanti! Andiamo!
Era la quarta sonata per violoncello e piano. Dopo un trillo del violoncello, il credente Chieco, menando certe potenti arcate, gridò: "Questo mondo non si può sopportare!". E su e su verso l'alto con l'onde accavallantisi delle arcate veementi.
Senza Calipso
sussurrò Fanelli. Infatti Fusarin, preso dalla violenza della musica, teneva su Jeanne gli occhi ardenti, la scongiurava con gli slanci del violoncello. Il clavecin parve disadatto a tanta passione. Come poteva Beethoven concepire le sonate senza concepire insieme il pianoforte moderno? Carlino sostenne che la musica di Beethoven aveva creato il pianoforte moderno come negli organismi non è l'organo che si crea la potenza, è la potenza che si crea l'organo. Si passò a Corelli, ma Carlino era stanco, alla seconda pagina sbagliò il tempo, si prese del ladro e dell'assassino da Chieco, il quale, dopo due "a capo' smarrito ancora il compagno, saltò in piedi gridando: "Ci troveremo al caffè! Ci troveremo al caffè!". Mentre gli altri amici ridevano col reo Carlino, egli prese Jeanne a parte, le disse qualche cosa di tanto arrischiato che Jeanne fece un atto di vivo sdegno.
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