Adesso, sicura del fatto suo, lasciava fare a Carlino che ci aveva preso gusto.
Non troppo ma però abbastanza, insommareplicò Berardini. "La riuscita è possibile. Occorrono però alcune cose. Prima, che il genero del marchese si dimetta da sindaco e abbandoni il suo partito; o almeno, se il disertare gli ripugna troppo, che non militi più."
Questo è fattointerruppe Jeanne.
Ah! Bene. Poi, che nel collegio del Bresciano dove il signor Maironi ha possedimenti grandi e dove i suoi agenti, finora, hanno raccomandato sempre l'astensione, questi agenti facciano invece votare, nell'elezione prossima, per il candidato del Governo. Poi, che si trovi modo di far cessare certe dicerie sulle condizioni economiche del marchese. Finalmente, e questo preme assai perchè il Governo non vuole compromettersi troppo, che non gli sia contrario un uomo politico influente di cui ho detto il nome a Carlino e che sarà senza dubbio fatto interpellare, con prudenza, dal Presidente del Consiglio. Credo che a queste condizioni la cosa si possa considerare decisa. E` contenta? Posso sperare un piccolo premio?
Qui Berardini abbassò la voce, e con un sorrisetto stupido cercò prender le mani di Jeanne che, pronta, gli volse le spalle. Quando Chieco, nella sala d'Ifigenia, vide l'uomo comparire alquanto mogio dietro la dama accigliata, si mise a gridare da capo: "Paron benedeto, gnente, gnente, la montagna vorave, ma el mar no la intende!". Ella raggiunse gli altri e si dispose a fare il thè. Carlino e Fusarin parlarono del futuro ballo, discussero l'idea di prescrivere agli invitati i costumi degli affreschi, di confondere nelle sale lucenti le Ifigenie ai Rinaldi, gli Agamennoni alle Armide, i Medori alle Didoni.
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