Bene bene, addio addiofece il Commendatore, lottando asceticamente dentro di sè con il proprio buon giudizio, non riconoscendolo, scambiandolo, causa l'andatura affrettata, per un giudizio temerario.
Egli si recava in Biblioteca per sollecitarvi certe ricerche nell'interesse di certe persone pratiche e di altre persone poetiche: di persone che gli avevano chiesto aiuto per comprovare il possesso legittimo di qualche decima e di persone che gli avevano chiesto aiuto per comprovare il possesso legittimo di qualche titolo nobiliare.
Mi dica la santa verità
esclamò il bibliotecario mezzo infastidito, "vengono anche le balie a spasso da Lei, per raccomandarsi?"
Anche anche anche! Sissignore sissignore sissignore!
E il Commendatore raccontò che proprio allora era venuto a casa sua il signor Ricciotti Pomato.
Lei vuol dire Çeóla?
fece il bibliotecario. No, il Commendatore non chiamava mai la gente con nomignoli, specie se ridicoli. Pomato usque ad finem. Come andava quella faccenda di Pomato, dunque?
Uh, l'affare si fa grossorispose il bibliotecario. "Finiremo prima noi di rimettere in piedi un esercito di decime cadute in deliquio e di fabbricare un altro esercito di conti e di contesse, che il Municipio di allestire un paio di brache miracolose che vadano egualmente bene a un Prefetto, a un deputato, a un senatore, a Quaiotto e a Ciotti Çeóla."
E proseguì narrando che quella stessa mattina, molto per tempo, gli era pervenuta in casa una Nota municipale, sottoscritta dal dottor Záupa, con l'ordine di non ammettere il Pomato all'esercizio delle sue funzioni fino a che non si presentasse in uniforme.
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