Confidava sì di essere amata ma si teneva sicura che l'amore di lui non pareggiasse più nel cuore le proteste che le labbra ne facevano ancora; e la coscienza di questa scarsa sincerità doveva riuscirgli tormentosa. Si teneva pure sicura che tanti anni di educazione religiosa, di ardente fede cattolica, di pratiche pie avessero impresso a quell'anima una forma che, modificata dalla ragione dentro l'ambito della coscienza, le permaneva intatta nelle inconscie profondità; e attribuiva le inquietudini strane a un vago sentimento di rimorso asceso da quel Profondo, religioso ancora. Certa di possedere l'amara verità, ella non desiderava tuttavia di comunicare all'amico uno scetticismo cui lo vedeva ripugnante; le piaceva di udirlo difendere con appassionata parola le sue convinzioni religiose superstiti, Iddio e l'anima immortale; desiderava soltanto e sperava che nella innocenza del loro legame quei vapori di rimorso finissero con venir meno.
Lo aveva dunque incuorato a occuparsi sul serio de' propri affari, ad assecondare gl'insistenti richiami onde l'agente di Brescia, sobillato dalla marchesa Nene, lo molestava senza posa. E gli aveva ricordato la sua consueta gita del maggio in Valsolda. Egli era già in ritardo, quest'anno! Qui seguì fra loro un po' di contrasto. Piero non pareva disposto ad andare in Valsolda. Perchè? Non lo disse, non lo sapeva. Non ne aveva voglia, ecco. Jeanne sospettò di esserne involontariamente in colpa. Se nel bollore della passione Piero le aveva parlato del lago come la notte dell'eclissi, sui colli, adesso invece i vapori del rimorso gli suggerivano forse di star lontano dalla casa di suo padre e di sua madre, dove si sarebbero fatti più neri e acri.
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