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      Rispose, stroncando rabbiosamente disgraziati gambi di fiori, che le canaglie della Commissione scolastica municipale l'avevano respinta in un esame di concorso perchè sorella di Ciotti e perchè "no la xe sampatica." La povera Partenope, una ragazzona tozza, infagottata negli abiti civili, con la tinta giallognola della grammatica e dell'aritmetica sulla grossa faccia villana, non era però antipatica; solo faceva pensare a una puledrona da carretta nei finimenti di un cavallo da calesse. Jeanne, benchè avesse pieno il cuore della lettera di Piero, di ansie, di foschi presentimenti, del vicino sperato incontro, parlò con pietà sorridente a quell'amaro dolore che a lei pareva tanto piccola cosa, tanto indegna di lagrime, e non era, perchè la vita di famiglia correva ben dura per la grossa Pape, come la chiamavano i suoi, fra il padre violento, il fratello sprezzante, la madre avara; e qualche gentile, fragile sogno era pur fiorito nella sua rozza mente come le rose su quella rustica muraglia, e come le rose ne cadeva stroncato, povera Pape. Jeanne, soddisfatta di averle detto due parole con bontà, si avvicinò, in attesa che i panieri fossero pieni di fiori, verso il gran leccio del bosco, che le faceva invito laggiù in capo al viale caldo nell'ombra dorata delle thuye, nel riflesso dei muri sfolgorati in alto dal sole scendente. Giunta nel bosco fresco e scuro, pendente alla valle del Silenzio, dove le pareva che l'erbe e le frondi basse le mormorassero "sola?" si levò dal seno la lettera di Piero, incominciò a rileggerne, tremandole le mani, l'ultima pagina e subito, come volendo sfuggire a qualche amaro di quella chiusa, risalì alla data - Oria - vi fermò lungamente gli occhi, ridiscese alle parole prime:


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Piccolo mondo moderno
di Antonio Fogazzaro
Ulrico Hoepli Milano
1909 pagine 344

   





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