V'era la signorina Bertha, piccola magra, senza sopracciglia, con un nasetto vermiglio e due occhietti grigi, con un sorriso fine pieno di bontà. V'era il grande, grosso, barbuto e occhialuto Bessanesi, il paesista sempre intento a cogliere le finezze recondite negli aspetti volgari delle cose ossia quella bellezza che gli eletti sono sicuramente, felicemente, soli a sentire; Bessanesi, l'uomo curioso di ogni arte e di ogni scienza, il parlatore arguto, proclive alla freddura ma correttissimo nel gusto. V'era finalmente il professore Dane della Università di Dublino, il celebre professore Dane, dagli abiti mezzo mondani e mezzo ecclesiastici, sempre ben ravvolto e chiuso, per cura di molte fini mani femminili, nella bambagia di un'adorazione perpetua, squisito alla sua volta con le signore, e con cinque o sei delle più intellettuali fra i trenta o i quarant'anni addirittura petrarchesco, storico illustre, conoscitore profondo di pittura e di musica. Dane figurava il sacro e venerabile stendardo della comitiva. Convalescente in Fiesole di una colica epatica, aveva espresso a donna Laura il desiderio di un viaggetto al Garda e molto ribrezzo di andarvi solo. "Solo?" rispose donna Laura. "Mai!" La turbinosa dama cui non sarebbe garbato affatto un lunghetto passo a due con il prezioso invalido, saettò per ogni verso biglietti e bigliettini invitando mezzo mondo a pigliar posto nel corteo del professore. Donna Bice e Bertha acconsentirono in omaggio a Dane, Destemps accettò perchè accettava donna Bice, Bessanesi per una curiosità estetica della compagnia, Gonnelli per far divertire la sua Eleonora e anche per pigliarsi spasso dell'idolo e delle svaporate adoratrici.
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