aveva risposto:
Eh no signor, son mi che spuzzo".
Gonnelli che non aveva mai passato il Po, compativa molto. "Carino questo, carino quello, ma non è Toscana, via! Somiglia, ma non è!"
Eppuregli disse Carlino Dessalle, "hai veduto sulla facciata di quella bella chiesa gotica gli avelli dei fiorentini che posero dimora proprio qui, nel Trecento."
Sì, ma per forza, e che moccoli fiorentini avran tirato! Non vedi che l'arciprete li ha posti fuori?
Allora Bice protestò ch'era fiorentina, che adorava le città piccole e che sarebbe stata felice di abitare quella lì sei mesi l'anno. Dane, stentando le parole, compiendole in aria con il gesto della mano femminilmente bella e bianca, fece un discorsino finissimo. La città era incantabile. Aveva una piccola vecchia anima geniale di vecchio prete italiano, furbo, culto di classici, spirituoso, voglioso del queto vivere bene nonchè con qualche piccolo episodio tenero, un poco scettico, un poco unto la collana, un poco bianco i gomiti de' manichi. Tale idea curiosa suggerivano a Dane "tutte queste piccole strade perfidette che fingono sempre andare a destra per arrivare a sinistra e andare a sinistra per arrivare a destra, e tutto questo vecchio latino un poco di Seminario, un poco rimasticato dall'antico, di tutti questi vecchi palazzi di Cinquecento e anche di Settecento, e questi contrasti molto spirituosi di queste piccole architetture eccessivamente pretty con vicine case stupide, e questi silenzi dove qua e là spunta erba con un verde così dolce che uno si sente anche dolcemente vivere con esso e non pensare niente e diventare dentro tutto tenero e primaverico.
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