Donna Laura, dissimulando una vaga notizia degli amori di Maironi, pervenutale attraverso il Ministero dell'Interno, domandò se questo signor Maironi avesse ingegno, se si occupasse di studi sociali. Invece Destemps domandò della Demente. Egli e donna Bice credevano aver conosciuto i Maironi ai Bagni di Bormio. Lui, non era un giovane alto, bruno, con una selva di capelli indocili e con gli occhi grigi che avevano una espressione singolare di avidità intellettuale? Lei era sottile e di statura media, secondo Destemps, aveva gli occhi color del Rodano, una fisionomia di Sfinge che non vuol proporre il suo enigma. Gli altri, compresa donna Bice, la trovavano insipida; Destemps no. Vero che parlava poco e che le sue parole non avevano mai un'individualità; ma Destemps paragonava queste parole bigie a crittogame di un'acqua stagnante, che ne celano il colore vero e la profondità. Egli la giudicava infatti una creatura profonda e chiusa certo anche a suo marito. Donna Bice si burlava di questa psicologia. Già donna Bice e Destemps si contraddicevano sempre a questo modo, regolarmente. "Sì" diss'egli, "una creatura singolare, profonda e chiusa. E infatti è impazzita. Ho ragione io. E scommetto che nessuno sa perchè sia impazzita." No, i Dessalle non lo sapevano. Carlino aveva udito che si trattava di eredità. Jeanne l'aveva udito smentire. Bessanesi le domandò se ci fossero speranze di guarigione. "Eh no" diss'ella con una conveniente gravità del volto e della voce. Si dubitò ipocrita, trasalì nel cuore e passò oltre: "Non c'è speranza". Allora Dane raccontò d'una sua conoscente russa, guarita dopo vent'anni di manicomio e uscitane in mal punto perchè i suoi l'avevano pianta come una persona morta e poi se n'erano consolati, ne godevano i beni, si erano accomodati nella vita come s'ella non esistesse più.
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