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      Avida dei brevi, preziosi momenti di solitudine, non si sentiva più nella memoria quel che aveva detto Destemps della Maironi e l'altro racconto della pazza guarita, se non come ombre languide nello sfondo di un quadro che son vedute ma non richiamano l'occhio a sè. Il pensiero della lettera, il pensiero dell'incontro l'avevano ripresa con violenza; e smarrì, affissandosi nel proprio interno, il senso delle cose esteriori e del tempo. L'improvviso rombo delle grandi campane del Santuario non la scosse ma le entrò nel cuore, vi fece vibrare un ricordo della lettera. Sospirò, tolse quella lettera e ne riprese la lettura.
      Nessuno mi aspettava, naturalmente. La casa era chiusa, dovetti mandare ad Albogasio, non c'eran candele e neppure acqua, ci volle del tempo non poco a prepararmi un caffè, una stanza per la notte e quando, finalmente, mi trovai solo col custode, verso le dieci, nella casa silenziosa, l'emozione del viaggio mi era passata, un po' per la fatica, un po' per la seccatura, interamente; anzi mi meravigliai, quasi mi dolsi, di trovarmi così freddo. Uscii sul terrazzino che fu costruito, secondo mi raccontò una vecchia del paese, certa Leu, da mio padre, e dove il mio povero zio Ribera,
      el poer scior ingegner' come qui lo chiamano ancora, morto prima ch'io venissi al mondo, soleva passare lunghe ore e prendere qualche volta sulle ginocchia la mia povera sorellina, quella che annegò a quattro anni. Mi vennero in mente certe espressioni affettuose della Leu a loro riguardo: "lü che l'era inscí mai bon, lee che l'era inscí mai graziosa!


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Piccolo mondo moderno
di Antonio Fogazzaro
Ulrico Hoepli Milano
1909 pagine 344

   





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