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Pensando queste parole così soletto, in quella casa vuota, su quella terrazza dove la passiflora che diede ombra in antico a mio padre, a mia madre, a mio zio, alla mia sorellina, si abbarbica tuttavia, morta, alle aste di un padiglione di ferro, mi si cominciò a mover dentro qualche cosa che non so dire e finalmente ho pianto un pianto amaro sulla mia casa derelitta e taciturna, sulla mia famiglia spenta e anche su me stesso, non degno di quelle anime. "Lü che l'era inscí mai bon, lee che l'era inscí mai graziosa!' Povera cara sorellina innocente! Era una notte delle più buie, neppure si vedeva sotto la terrazza il lago nero e immobile come le montagne avviluppate la fronte di mostruose nuvole che sole avevano un fioco albore. Dato sfogo a quel gran bisogno di piangere, provai l'intenso desiderio accorato di un segno che mi dessero di sè i miei morti, stetti sospeso, in ascolto, pur con la coscienza della mia follia. Mi parve udir un bacio dell'acqua sulla riva, prima; poi una voce di uccello notturno nei boschi della sponda opposta; poi niente, niente, niente. Stavo per levarmi, sospirando, di là, quando udii per un momento suoni fievoli di campane grandi..."
Jeanne non proseguì a leggere, si alzò pallida, quasi cupa, scrisse in fretta il biglietto al marchese Scremin e discese in tempo di udire Carlino difendere contro Dane e donna Bice la sua tesi sull'amore e la legge. Sentì che in quel momento Maironi avrebbe sofferto di vederla prendere le parti di Carlino e, pur sapendo che poi se ne sarebbe pentita, cedette a uno spirito di ribellione, disse con voce vibrante che certi sentimenti erano molto belli, molto buoni, molto poetici, che la verità era cattiva, dura e fredda ma che l'aveva detta Carlino.
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