Il nostro Olimpo
disse con voce nasale un vecchio signore elegante a Gonnelli, passate che furono quattro o cinque dame, una delle quali, l'ultima, era molto scollata. Bessanesi, che stava dietro Gonnelli, brontolò: "Quello mi pare l'Ossa".
La voce nasale: "Perdoni, dice?".
Oh, niente.
Le signore tutte, tranne qualcuna poco soddisfatta della propria toilette, si compiacevano pure della riunione, ma si mostravano ancora, nella gravità e nella solennità del contegno, molto comprese dei loro strascichi, delle loro gemme, dell'avvenimento cui partecipavano. Invece le signorine erano raggianti, perchè il "fiolo de la balia' aveva raccontato a qualcuna che nella sala della conferenza si era stesa una tela e portato un piano; e perchè fra i possibili ballerini vi erano alcuni giovani ufficiali di cavalleria non mai venuti, prima di quella sera, in società. Un gruppo di esse, nella sala dell'Ariosto, commentava queste notizie. Un signore maturo che passava di lì, allargate le braccia a cingere confidenzialmente due sottili vite che trasalirono, ficcò il naso nel gruppo: "Ohe digo, sémoi bone putele? Sémoi de religion? Quanti Ave marìo gavemoi dito ancò?". E scappò ridendo, con una ventagliata della più anziana sul viso. Le signorine ripigliarono a parlare degli ufficiali ponendo in comune la loro scienza, indicandoli per nome, cognome, titoli, quattrini, età, spirito, abitudini e peso.
Il primato del peso era stato tenuto per un pezzo dal capitano X con novantatrè chili, ma ora c'era il tenente Y che ne pesava novantacinque.
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